
I drivers del cambiamento
- By antonella
- On 06 Ott, 2016
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- Tag:automatismi, cambiamento, consapevolezza, conscio, crescita, inconscio, pensiero
L’essere umano è un sistema complesso, una macchina perfetta per gli aspetti funzionali ma guidata dal pilota automatico!
Cosa intendo per pilota automatico?
Se ti fermi a riflettere sul nostro funzionamento ti rendi conto che al nostro interno esistono tutta una serie di attività che vengono svolte automaticamente senza che tu te ne renda neanche conto. Ad esempio il tuo cuore pulsa non perché tu gli stai dicendo di pulsare, lo fa e basta. Non respiri perché stai ordinando ai tuoi polmoni di respirare, loro lo fanno a prescindere. Sotto il controllo del sistema nervoso autonomo, ci sono migliaia di funzioni che accadono a livello cellulare, su larga scala e nello stesso istante! Per alzare un braccio impieghi mezzo secondo perché la mente ha quello che Roger Penrose chiama “Senso Unitario”. Ebbene si, è un miracolo!
Il fatto è che noi non ci chiediamo perché certe cose accadono, ne prendiamo atto perché sono sempre accadute così!
Lo stesso vale per alcuni nostri comportamenti, noi li adottiamo perché è il nostro schema preferenziale, loro partono dietro una sollecitazione che a suo tempo ha generato un comportamento che ha creato una sinapsi neuronale. E siccome è umano ripercorrere una strada già battuta, a sollecitazioni simili ci incamminiamo sulla stessa strada e la sinapsi si rafforza!
Ma c’è una buona notizia, le sinapsi cerebrali si creano all’infinito. Non è vero che con l’età non si apprende più, che non si cambia e che anzi si disapprende, no! non crediamo a queste teorie complici dei pretesti per non cambiare. Ci fa comodo crederlo perché così possiamo dire “non posso cambiare, sono fatto/a così”, è una scusa, un pretesto, una facile via di uscita.
Ma perché non prendiamo questa macchina eccezionale che ci è stata donata e non decidiamo di guidarla consapevolmente? Che ci spaventi metterci alla guida di una “ferrari”?
Cosa dobbiamo fare quindi? Prima di tutto comprendere, arrivare ad un livello di consapevolezza delle nostre dinamiche inconsce. E poi modificare gli schemi comportamentali.
Facciamo degli esempi pratici che ci aiutino a capire.
Ad esempio, se siamo eccessivamente gelosi al primo din din dell’sms ricevuto dal nostro partner non possiamo fare a meno di chiedergli “chi è?” (comportamento usuale e compulsivo). Il risultato è che ci sviliamo e alla lunga il nostro partner avrà il terrore di lasciare attiva la suoneria del telefono in nostra presenza! Ma se noi adottassimo un comportamento diverso? Se, consapevoli di essere eccessivamente gelosi, decidessimo volontariamente di “mozzicarci la lingua” e tacere al famoso din din, cosa accadrebbe? Accadrebbe che la prima volta staremmo male e rimugineremmo sul “ma di chi sarà stato quel messaggio?”, la seconda probabilmente si accorceranno i tempi di rimuginazione, la terza cominceremo ad essere meno preoccupati sul chi fosse e via via avremo creato una nuova sinapsi neuronale. A questo punto avremo due esempi comportamentali e al din din potremo scegliere se chiedere “chi è?” (qualora avessimo dei fondati sospetti che ci consiglino di verificare) o se soprassedere perché, in fondo, non dobbiamo sapere di chi sono tutti i messaggi che riceve il nostro partner, così come lui/lei non deve conoscere tutto il contenuto del nostro whatsApp!
E’ ovvio che ogni processo di cambiamento (a me piace definirlo sempre crescita) comporta un dispendio di energie e serve la giusta motivazione per metterlo in atto.
Generalmente chi desidera cambiare ha un’esigenza o più spesso un disagio. E’ infatti partendo dai disagi che ci si evolve al proprio livello superiore. Chi sta bene nello stato attuale, anche solo perché non intravede il vantaggio che una crescita può dare e quindi non ne è interessato, di solito non si interroga e chi non si interroga è inconsapevole ma va bene così. Se invece lo stato attuale non ci soddisfa allora bisogna porsi delle domande per fare chiarezza e poi decidere se agire o meno. Se si opta per l’azione è perché il disagio supera la paura del cambiamento. Comunque sia, il risultato sarà sempre un successo.
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